La figura del medico inedito non nasce nell’ambito, angusto e insufficiente della banale selezione, formazione e gestione degli operatori sanitari, ma in una dimensione esplicitamente politica: la salute come nuova questione di classe.

La cura – intesa come rapporto tra medico e paziente – attraversa la storia dell’umanità e si modifica con essa: dalla medicina dei primordi alla iper-specializzazione dei nostri giorni, il valore del prendersi cura (I care) scandisce la sua evoluzione e ne indirizza diagnosi e terapia. Oggi, nella postmodernità, all’apice del suo successo, la medicina è scossa da un’ennesima rivoluzione: scompaiono i concetti di malattia e salute strettamente intesi, per lasciare spazio al nuovo concetto di ben – essere; si aprono le nuove sfide rappresentate dalla bioetica, dall’epigenetica e dall’ingegneria molecolare nel mondo globalizzato e interconnesso; la medicina positivista occidentale è costretta a rapportarsi con le medicine alternative e tradizionali dell’Oriente; infine, si inizia a indagare e a sperimentare l’efficacia di cultura, arte e musica nel percorso terapeutico. Questo saggio – lucido, puntuale e illuminante – mira non solo a ripercorrere la storia di un’attività tanto complessa quanto indispensabile, ma anche e soprattutto a delineare il senso ultimo della cura nella comunità di destino. E lo fa cercando di rispondere a un interrogativo che è anche una sfida: può oggi la scienza, e in particolare quella medica, valutare l’essere umano nella sua complessità e, in un futuro che è già qui, accompagnarlo in una evoluzione che si preannuncia radicale?

 

ELISABETTA SGARBI
Questa collana nasce da una pluriennale collaborazione con la Fondazione Meyer e con Gianpaolo Donzelli, per avviare una profonda riflessione sulla medicina e sul senso della cura.
Una riflessione che esca dai confini della medicina, e tocchi la letteratura, la filosofia, l’arte. Nella convinzione – già chiara a nell’antichità, e come ribadiva spesso il filosofo Giovanni Reale, – che “la persona” è una realtà complessa e va colta nella sua interezza.
“La cura” dunque, non solo nel senso proprio della medicina ma anche in quello del prendersi cura, dell’attenzione, della comprensione.

 

GIANPAOLO DONZELLI
Interrogativi radicalmente nuovi ricorrentemente coinvolgono i cittadini sulla loro salute, malattia, sulla cura, sul medico. Nei momenti di maggior criticità puntualmente si affaccia la “sirena storica” che canta del nascere, del vivere e del morire. Si disserta sui momenti più significativi dell’esperienza umana, raffigurandoli come momenti astratti, paradigmi, lontani dalla realtà. Attorno a questi si accendono dispute spesso ideologiche e si lascia lungo la strada la persona con le proprie incertezze, fragilità, sofferenze, dolore. Occorre un nuovo strumento di conoscenze che rappresenti un riferimento per tutti coloro che sono coinvolti nell’assegnare un posto alla medicina nelle società democratiche e nella propria realtà esistenziale. Una “scienza a due velocità”, per un medico e per un paziente inediti dove tempo, parola e spazio siano privilegiati. La collana “la Cura” della Fondazione Meyer di Firenze in collaborazione con La nave di Teseo, vuole essere tutto questo.

 

PIETRO SPADAFORA
La medicina è di fronte a sfide formidabili, che non provengono solo dalle tecnoscienze presenti sul set della cura, ma che dominano lo scenario politico della postmodernità. Nella società liquida globale la scienza comprende l’infinitamente piccolo della realtà biologica, ma rischia di essere cieca e disarmata di fronte all’evoluzione della domanda di cura e ai mutamenti antropologici, culturali, sociali, e in definitiva alle aspettative individuali e collettive di salute e malattia. La sfida non è quindi solo scientifica, è soprattutto politica. La evidente disuguaglianza circa l’accessibilità alle cure per tutti, clamorosamente emersa nel corso della pandemia Covid 19, non potrà continuare. Si pone poi il problema, specialmente in Italia, della sostenibilità del costo economico del welfare state. Infine, la medicina, di fronte alla manipolazione genica, è posta davanti a dilemmi etici che condizioneranno la transizione in atto verso quella medicina inedita che è tutta da costruire e che il libro inizia a tratteggiare.

 

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