La dottoressa Tiziana Pisano è arrivata al Meyer quindici anni fa, rientrando da Birmingham, dove aveva lavorato per un periodo. È una neuropsichiatra e, con il team del quale è responsabile, ha appena vissuto un passaggio storico.

Il 28 gennaio, infatti, il Meyer ha inaugurato il nuovo reparto di Psichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza portando questa delicata specialità medica tra le sue mura, dopo tanti anni in cui era ospitata da una struttura esterna.

È stato un momento partecipatissimo, un trasferimento al quale si è lavorato a lungo, che ha emozionato operatori e pazienti:

“Siamo felici: riportare la Psichiatria dentro il Meyer significa, tra l’altro, garantire pieno riconoscimento alle malattie della mente, combattere lo stigma che ancora purtroppo si portano dietro”.

La dottoressa Tiziana ne parla sempre al plurale, con una partecipazione completa e un trasporto sincero che affiora negli occhi:

“Uno dei risultati di questo trasferimento è che questa struttura, oltre ad essere organizzatissima ed adeguata a tutti gli standard più moderni, è anche bella: e sappiamo che la bellezza fa parte della cura”.

Una cura che si è fatta urgente: l’Organizzazione mondiale della Sanità aveva lanciato l’allarme già nel 2013. La pandemia di Covid, poi, ha fatto da detonatore facendo esplodere l’emergenza neuropsichiatrica in tutta la sua gravità: tra i giovanissimi, tanti poco più che bambini, sono aumentati i suicidi e le idee suicidarie, la depressione, i disturbi del comportamento alimentare, gli atti autolesionistici.

 “Abbiamo avuto momenti difficilissimi con il reparto pieno. Per fortuna, come Meyer, grazie a un intenso lavoro di squadra siamo riusciti a rispondere a questa emergenza investendo in risorse, sia strutturali, sia umane.”

Ecco che questo nuovo, urgente, bisogno di salute non è rimasto inascoltato: la nuova struttura ha aumentato i posti letto – ora sono 12 – c’è un day hospital intensivo (dove, ad esempio, i pazienti con problemi alimentari affrontano i pasti assistiti dal personale), uno “ordinario”, un’area dedicata all’attività ambulatoriale.

E c’è, immersa in una luce soffusa che fa i colori dolci, una “soft room”: una stanza morbida dove i pazienti possono affrontare i momenti più difficili, protetti.  E accolti: la sfida, la necessità, è proprio questa.

Il giorno in cui sono arrivati i primi pazienti, ad attenderli, sulla porta, c’era anche lei, la dottoressa Tiziana. Raggiante, operativa: ha aiutato i genitori a scaricare i bagagli dal pulmino, ha condotto i ragazzi e le ragazze nelle nuove stanze, li ha portati a conoscere il nuovo reparto.

Ha scattato foto e fatto un video alla prima paziente che, incuriosita, si è “tuffata” tra i cuscini della soft room. Ha scherzato con loro. Certo, sempre con il sorriso, ma la dottoressa Pisano fa un lavoro difficile:

“A volte non è semplice riuscire a non ‘portarsi a casa’ quello che si vive in ospedale. Ma si impara a convivere anche con questo aspetto del mestiere di medico”,

ammette, un po’ emozionata. E c’è una gioia esclusiva, profonda, che sta dentro  – e sopra – tutto il resto. Questa dottoressa la custodisce con cura e non esita un attimo se le chiedi qual è:

“Quando un paziente sta meglio e ti dice ‘grazie”.

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