Sonia Toni è un’amatissima dottoressa del Meyer, responsabile della Diabetologia e dell’Endocrinologia dell’ospedale. Un bel giorno, alle medie, ha deciso che voleva fare il medico, “barattando” all’improvviso questa professione con quella che aveva ipotizzato fino a quel momento (la maestra).

Detto, fatto. Con una bella carriera di studio alle spalle e una passione contagiosa, Sonia Toni è al Meyer dal 1983.
Più o meno da allora, ogni mattina, intorno alle sei, sale sulla sua auto e dedica l’oretta di viaggio che la separa dall’ospedale a fare il punto sulla giornata che la aspetta. Mette a fuoco gli impegni, caccia via eventuali ansie:

“Mi rendo conto che, alla fine, arrivo sempre a lavoro sorridendo. Penso succeda perché credo in quello che faccio: mi sento molto fortunata. Per questo mi piace cercare sempre di trasferire queste sensazioni positive ai piccoli pazienti, alle famiglie, ai colleghi. È il mio modo di essere al Meyer”.

Anche quando le giornate sono in salita:

“Le nuove diagnosi di diabete di tipo 1 – quello cosiddetto ‘giovanile’ – sono in crescita: al Meyer, che è centro di riferimento regionale, ogni anno ne abbiamo circa cento, in aumento rispetto alla media annuale pre-Covid”, spiega.

Il momento di comunicare ai familiari la presenza di questa malattia non è mai semplice:

“Per le famiglie l’impatto è sempre doloroso, e il nostro compito è anche  quello di aiutarle a costruire una nuova normalità, senza farsi sopraffare da un problema che è purtroppo cronico, destinato a durare tutta la vita”.

Per questo, ci racconta la dottoressa, nei momenti più difficili e restrittivi della pandemia le è mancato tantissimo il “contatto”:

“Una carezza, un abbraccio, tendere la mano ai genitori e aiutarli, anche in quel modo, a fare i conti con il cambiamento: è pesato farne a meno”.

Del resto, la cura delle famiglie, al Meyer, fa parte di quella dei piccoli: il compito degli operatori sanitari è anche quello di fornire loro strumenti per gestire al meglio le patologie, anche complesse, una volta tornati a casa.
La dottoressa Toni, in ospedale, ha un doppio ruolo: uno gestionale, come responsabile di struttura, e uno assistenziale. Ogni giorno si divide tra questi due compiti, ma al secondo – ammette – non potrebbe proprio rinunciare. È quello che comincia quando entra in ambulatorio insieme ai suoi pazienti, con il camice che trabocca di colori, alle pareti un sacco di disegni che raccontano di legami affettuosi.

“Un giorno una bambina mi ha detto che parlo anche con le mani, non solo con la bocca. Un’altra che somiglio alla dottoressa cura-pupazzi di un cartone animato: sono i piccoli, preziosi, riconoscimenti che ogni giorno i nostri pazienti ci trasmettono a modo loro”.

In certi momenti, poi, la dottoressa Toni torna alla vocazione didattica iniziale:

“L’ultimo anno abbiamo fatto corsi di formazione a quasi mille insegnanti: per noi è motivo di orgoglio, perché siamo riusciti a esportare sul territorio il “modello Meyer””.

La dottoressa Sonia ricorda sorridendo di quando, fino a qualche anno fa, tanti genitori “caricavano in macchina” gli insegnanti dei figli e li portavano al Meyer a prendere appunti su come gestire il diabete a scuola:

“Adesso ci fa molto piacere sentire che tantissimi nostri pazienti si sentono sostenuti anche dai loro docenti, e che il Meyer riesca arrivare fino ai banchi di scuola”.

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