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"Potremmo dire che la M è la lettera dell’amore.
M di MiaDi, M di Meyer. Ed anche e soprattutto M di MAMMA".
Incontriamo Monica, mamma di Mia. La M che ritorna. Ancora.
Mia è assieme a Dimitri il cuore di MiaDi. Mia oggi ha 4 anni ed è una bambina bellissima. Ma quando ne aveva appena uno ha avuto dei grossi problemi, problemi che sono stati curati, affrontati e guariti all’ospedale pediatrico Meyer. Da qui il desiderio dei suoi genitori di restituire qualcosa, un po’ dell’amore ricevuto. Monica fa ancora fatica a parlare della sua storia. Ma ci prova a farlo, prova a farlo per MiaDi, prova a farlo per la speranza. Mi colpisce la prima cosa che mi dice: se non ci fosse stato il mio compagno Francesco, io non ce l’avrei mai fatta. Ho sorriso, quando me lo ha detto. Ho sorriso ricordando qualche mese prima, quando incontrai per la prima volta Francesco che mi disse la stessa cosa di Monica. In un momento di grande dolore, ecco l’amore che si fa riconoscere. Lui riconosce il valore di lei, lei riconosce il valore di lui, entrambi riconoscono il valore del Meyer. Monica ha sempre gli occhi lucidi quando parla di Mia. Ricorda il Natale trascorso all’ospedale ed i medici con i cappelli rossi. I regali e le calze colorate per il giorno dell’epifania. Ricorda anche le cure, la chemio, le volte in cui addormentavano Mia e lei non riusciva a guardarla. Ricorda tutte le lacrime che ha versato, ed un medico che ogni mattina passava da lei e senza dir niente le porgeva un fazzoletto. Un fazzoletto ed un sorriso, che valevano più di un abbraccio. Ricorda sua mamma Monica. Che ogni mattina si presentava nel cortile dell’ospedale e aspettava che lei si affacciasse alla finestra per capire come era andata la notte. Ricorda gli infermieri dai camici colorati, che anche se non erano dello stesso reparto, avevano sempre una parola di conforto. I mesi sono passati e per ogni giorno che passava Mia rifioriva. I capelli crescevano e la speranza diventava più forte. Resta molto di quei mesi passati. Resta l’aver ricevuto la grandezza in un momento di estrema fragilità. Resta il non essere stata sola nel momento della paura. Resta il coraggio ricevuto, quando il cuore tremava. E sopra ogni cosa resta la promessa che Monica fece a se stessa non appena entrata all’ospedale Meyer: uscirò da qui solo con lei. Perché una mamma è una mamma e quella bambina è solo sua. Anzi, nella specie, Mia.
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