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"Il rumore del mare" di Giovanni Iudice

12 Giugno 2017

Centro Studi Fondazione Meyer in collaborazione con La Milanesiana "Il rumore del mare". 20 giugno / Giornata mondiale del Rifugiato Inaugurazione della mostra di Giovanni Iudice dedicata ai migranti Firenze, Palazzo Medici Riccardi con Pietro Bartolo, Gianpaolo Donzelli, Crocefisso Dentello, Giuseppe Iannaccone, Giovanni Iudice, Elisabetta Sgarbi, Vittorio Sgarbi e Alberto Zanobini

Firenze – Il mare e i migranti, il tema, attualissimo e drammatico, della clandestinità, una condizione che riguarda anche i bambini. Nella Giornata mondiale del Rifugiato, il Centro Studi della Fondazione Meyer presenta “Il rumore del mare”, una mostra del pittore Giovanni Iudice interamente dedicata ai protagonisti degli sbarchi che dal 2000 si sono succeduti sulle coste della Sicilia. La personale dell’artista di Gela, sarà presentata martedì 20 giugno alle 18,00 nella Sala Luca Giordano di Palazzo Medici Riccardi. Un’iniziativa organizzata nell’ambito della diciottesima edizione della Milanesiana, la kermesse ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi, che, insieme all’artista, sarà presente all’inaugurazione. Sarà Gianpaolo Donzelli, presidente della Fondazione Meyer, a introdurre l’evento, spiegando le ragioni che hanno portato il Centro Studi a promuovere un’iniziativa culturale che punta a far emergere, in tutta la sua drammaticità, il tema della fragilità umana. Tra gli interventi in programma, quello di Pietro Bartolo, il medico protagonista di Fuocoammare, che negli ultimi venticinque anni ha accolto e curato migliaia di uomini, donne e bambini approdati in Italia in cerca di un futuro migliore; lo scrittore Crocifisso Dentello, il collezionista Giuseppe Iannaccone che per primo ha intuito il valore dell’opera di Giovanni Iudice e ha curato l’allestimento dell’esposizione fiorentina dell’artista; il critico Vittorio Sgarbi e il Direttore Generale del Meyer Alberto Zanobini. Iudice, con il suo inconfondibile tratto iperrealistico, è stato il primo a ritrarre i profughi in fuga da guerre e povertà sbarcati fin dai primi anni Duemila nella sua isola natale.

“Con il Progetto "Bambini nel mondo” l’ospedale pediatrico Meyer e la sua Fondazione sono già da tempo impegnati in prima linea per offrire risposte cliniche di emergenza ai migranti che sbarcano sulle coste di Lampedusa. Il progetto - spiega Gianpaolo Donzelli, presidente della Fondazione Meyer - è frutto della costante attenzione alla sofferenza dei bambini e delle loro famiglie, ovunque questa si manifesti. La cronaca di tutti i giorni ci parla del fenomeno dei rifugiati e degli immigrati, dei troppi morti per annegamento, delle malattie lungo il calvario di questa strada della speranza che è il nostro Mediterraneo. Le professioni di chi si occupa della salute sono oggi di frontiera, esposte quindi a nuove complessità e rischi. Non potevamo rimanere indifferenti. Anche gli ospedali hanno un’anima. Occuparsi della loro manutenzione spirituale è un bisogno per chi ci abita, ma è soprattutto una risposta intellettuale, prima che organizzativa ed economica, che molto ha a che fare con l’arte e la cultura. Al Meyer siamo consapevoli di operare in un contesto naturalmente e storicamente portato per l’arte. Per noi creatività e salute è un binomio inscindibile. I nostri ragazzi malati e i professionisti della cura, a contatto con gli artisti, le forme dell’arte e del bello sono aiutati a recuperare serenità, a sperare e impegnarsi per dare al proprio destino la forma desiderata del benessere e della libertà interiore”. All’impegno sul campo il Centro Studi affianca ora anche questa proposta culturale rivolta alla città.”

Giovanni Iudice. Nasce nel 1970 a Gela (CL) dove vive e lavora. Autodidatta, sin da ragazzo si avvicina al disegno e alla pittura figurativa. Ha esposto in diverse gallerie italiane e straniere, sue opere figurano in musei pubblici a Palermo e Catania. Nel 2011, viene invitato alla 52ª Biennale di Venezia, padiglione Italia, dal commissario esperto Giuseppe Iannaccone in collaborazione con Vittorio Sgarbi, presentando il dipinto Umanità, opera incentrata sull’immigrazione in Sicilia.

Il Centro Studi della Fondazione Meyer nasce nel 2015 con l’obiettivo di sviluppare e approfondire i numerosi temi che ruotano attorno al bambino e alla famiglia. Le diverse attività e le proposte culturali, che spaziano dal campo delle arti visive a quelle letterarie, intendono affiancare e integrare le attività dell’Ospedale Pediatrico Meyer di Firenze, offrendo uno stimolo di riflessione e crescita sui temi della fragilità, della cura, della narrazione. Lo scorso anno, il Centro Studi ha promosso un’esperienza decisamente innovativa, ospitando Edward Carey, scrittore inglese, drammaturgo e illustratore, che ha esposto i suoi disegni ed è stato ospite al Meyer per una settimana. Una residenza in ospedale. Come preannunciato, il diario di quell’esperienza a contatto con i ricoverati e le loro famiglie sarà alla base del libro che sta scrivendo.

La mostra, ad ingresso gratuito, sarà visitabile dal 20 giugno al 12 luglio nelle Sale Fabiani del Palazzo Medici Riccardi (al piano terra). Orario di apertura: feriali e festivi: 9. 00 – 18. 00, orario della biglietteria 9. 00 – 17. 00, chiuso mercoledì.
La mostra ha ricevuto il patrocinio della Città Metropolitana di Firenze, che ringraziamo.

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Anche gli ospedali hanno un’anima
Gianpaolo Donzelli

Il Centro Studi della Fondazione Meyer nasce il 20 maggio 2015 con l’obiettivo di sviluppare e approfondire i numerosi temi che ruotano attorno al bambino e alla famiglia. Le diverse attività e le proposte culturali, che spaziano dal campo delle arti visive a quelle letterarie, intendono affiancare e integrare le attività dell’Ospedale Pediatrico Meyer di Firenze, offrendo uno stimolo di riflessione e crescita con alla base le comuni basi valoriali.

 

Anche gli ospedali hanno un’anima. Esiste anche per loro una geografia dello spirito e della memoria. Mentre vivono si trasformano e disegnano la loro storia, fatta di tempo, ma soprattutto di persone, spazi e cose. Ampliare o rinnovare i servizi sanitari da soli, però, non basta. Non si tratta di soli luoghi. Si tratta di capire la vocazione nuova verso la quale indirizzare lo sviluppo. Fare la manutenzione spirituale dell’ospedale è un bisogno per chi ci abita, ma è soprattutto una risposta intellettuale, prima che organizzativa ed economica, che molto ha a che fare con l’arte e la cultura.

 

Siamo consapevoli di operare in una realtà regionale e cittadina naturalmente portate per l’arte e storicamente all’avanguardia nel culto del bello e di tutto ciò che di spirituale è offerto per la tutela e la promozione dei diritti della persona, soprattutto se fragile ed emarginata. Il potere liberatorio, consolante, distensivo se non sempre rasserenante, che l’arte riveste è noto e commentato da sempre. Creatività e salute è un binomio che io credo sia inscindibile. Ecco perché chi si occupa di malattie e malati non dovrebbe mai dimenticare che della malattia individua (forse) i segni, mentre il malato è lì – davanti alla sua coscienza di persona e professionista – con le sue paure e le sue speranze, con un progetto di vita che va indiscutibilmente ben oltre la malattia che porta. I nostri ragazzi malati e i professionisti della cura, a contatto con gli artisti, le forme dell’arte e del bello sono aiutati a recuperare serenità, a sperare e impegnarsi per dare al proprio destino la forma agognata del benessere e della libertà interiore.

 

Mi tornano alla mente le parole di Albert Camus: “creare è dare forma al proprio destino”. Magari inconsapevolmente, magari indotti, magari suggestionati, certamente presi nel profondo, perché l’esperienza estetica, la parola scritta, non parlano dalla superficie delle cose, ma partono dal cuore e arrivano al cuore.

 

Chissà che un domani, i nostri pazienti da adulti, non possano dire, parafrasando Michel de Montaigne, che “non sono stato io a fare la malattia, ma la malattia ha contribuito tanto a fare me”. Il Centro Studi della Fondazione Meyer ha perciò ritenuto di inserire nei suoi programmi la ricerca e la collaborazione di interlocutori qualificati nel campo delle scienze umanistiche e, in particolare, della letteratura e dell’arte, con un occhio all’attualità, laddove la salute e i diritti, in particolare dei bambini, vengono violati, a cominciare da quello fondamentale della vita.

 

Si ricorderà, giusto l’anno scorso, l’esperienza con Edward Carey, scrittore inglese, drammaturgo e illustratore, che ha esposto i suoi disegni ed è stato nostro ospite al Meyer per una settimana. Come preannunciato, il diario di quell’esperienza a contatto con i ricoverati e le loro famiglie sarà alla base del libro che egli si accinge a scrivere.

 

Ora, la cronaca di tutti i giorni ci parla del fenomeno dei rifugiati e degli immigrati, dei troppi morti per annegamento, malattie lungo il calvario di questa strada della speranza che è il nostro Mediterraneo. Le professioni di chi si occupa della salute sono oggi di frontiera, esposte quindi a nuove complessità e rischi sconosciuti ad altre. Non potevamo rimanere indifferenti, né inerti, anche stimolati dagli esempi di altruismi, quando non di abnegazione, offerti da uomini e colleghi a noi vicini, come il medico di Lampedusa Pietro Bartolo. Da questa spinta è nato il progetto “Bambini nel mondo”, diffusamente illustrato sulla stampa, che si prefigge di dare risposte cliniche di emergenza ai disperati che sbarcano a Lampedusa. Progetto reso possibile dalla costante attenzione che rivolgiamo alla sofferenza e alla malattia, da qualunque parte esse provengano, tesi come siamo nello sforzo di vedere il malato e non solo la malattia, di offrire prestazioni sempre più personalizzate, coerenti con il vissuto individuale e le legittime aspettative.

 

Proseguendo su questo cammino, la Fondazione Meyer, con la collaborazione artistica della Milanesiana, ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi, è lieta di presentare quest’anno a Palazzo Medici Riccardi a Firenze la mostra del pittore Giovanni Iudice, dedicata al tema dei rifugiati e dell’immigrazione. L’esposizione sarà inaugurata il 20 giugno 2017, data scelta proprio perché coincide con la Giornata Mondiale del Rifugiato, appuntamento annuale voluto dall’Assemblea Mondiale delle Nazioni Unite. Giovanni Iudice ha recentemente detto: “Ho scelto di dipingere profughi, immigrati, clandestini per intima necessità, perché mi sono sentito in dovere di farlo. Credo che la figura del clandestino sia una delle icone più rappresentative del contemporaneo. Il clandestino spera, immagina la terra promessa con la morte nel cuore per la patria che ha lasciato.

 

Ma, davanti ai suoi occhi, oltre l’oblò, c’è solo il vuoto. In una accezione molto ampia, che travalica la denuncia sociale, la quale non è di fatto il mio principale obiettivo, siamo tutti clandestini”. La mostra sarà l’occasione per una riflessione non solo celebrativa o occasionale sul fenomeno emigrazione, un momento a più voci per ribadire impegni, progettare interventi, testimoniare nei fatti, secondo lo stile Meyer, la nostra fattiva solidarietà.

 

L’esposizione avverrà nelle sale Fabiani del Palazzo Medici Riccardi, per gentile concessione della Città Metropolitana di Firenze, a cui vanno i nostri ringraziamenti.