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La storia del Meyer è, in estrema sintesi, la storia di una promessa d’amore mantenuta. Quella che Giovanni Meyer, distinto e filantropo gentiluomo russo, fece alla moglie Anna Fitzgerald, morta in giovane età: la donna aveva, infatti, espresso il desiderio di veder fondato a Firenze un ospedale tutto dedicato ai bambini.
E nell’impegno per la realizzazione di quell’auspicio, Giovanni Meyer trovò, almeno in parte, una consolazione per quella scomparsa così dolorosa. Il 24 settembre di cento anni fa, il gentiluomo originario di Pietroburgo si spense nella sua villa sulle colline di Signa. Aveva avuto una esistenza piena, costellata di soddisfazioni personali e professionali.
Era un esperto di finanza di altissimo livello e le sue consulenze erano richieste anche all’estero, ma il suo destino fu, per sua scelta, legato all’Ospedale pediatrico fiorentino. Della necessità di realizzare un luogo di cura solo per i bambini si parlava da tempo a Firenze, grazie alle illuminate denunce che arrivavano da più parti, ma il contributo di Giovanni Meyer, poi divenuto marchese di Montagliari, fu determinante: per dare un taglio alle controversie sul nome da dare al nuovo ospedale, il marchese decise di accollarsi per intero le spese della sua realizzazione, acquistando anche il terreno più adatto, nella zona, allora periferica, delle Cure. Non fu un’impresa semplice, ma nel 1891 i notabili fiorentini ricevettero l’invito all’inaugurazione del nuovo Ospedale dedicato all’infanzia. Chi ebbe modo di conoscerlo, parla di una persona con un carattere deciso e un po’ ruvido, ma di grande generosità e “adamantino”.
Firenze e i fiorentini hanno riconosciuto la sua grandezza e non hanno mancato di esprimere la loro gratitudine a questa figura così importante. Il prossimo settembre il Comune di Firenze gli dedicherà una piazza.
Nella foto grande: gli operai davanti al cantiere del Meyer. L’immagine è stata donata dall’Archivio Foto Locchi che conserva la storia di Firenze in 5 milioni di immagini, una parte delle quali sono oggi visibili sul sito www.fotolocchi.it. In basso, Giovanni Meyer.