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Vorremmo condurvi attraverso le loro parole per gli spazi e i corridoi del nostro Ospedale, per rappresentare l’intreccio di passione e professionalità che mettiamo in campo per i piccoli pazienti del Meyer.
Un intreccio di cui anche tutti i nostri sostenitori fanno parte, grazie al loro prezioso dono.
Eccolo che arriva in Hall Serra con i suoi enormi scarponi un po’ rossi e un po’ no. Indossa il camice, questo sì: ma a tracolla porta un chitarrino (ukulele, pardon) e dal taschino spuntano delle bolle di sapone.
Piacere, Dottor Questo: di mestiere ospi-clown, al lavoro al Meyer dal 2007 nella squadra di clownterapia.
È lui una delle anime di questa speciale attività di accoglienza nella quale il nostro ospedale e la nostra Fondazione hanno creduto da sempre. Daniele Guaragna – questo il suo nome – è uno dei nove professionisti di Soccorso Clown che tre volte a settimana portano questa speciale terapia in ospedale.
Impossibile fare cinque passi accanto a lui senza che un bimbo non lo fermi, una mamma non lo saluti, una nonna non sorrida. E allora succede una cosa piuttosto speciale: si sale tutti a bordo.
“Quando entriamo in azione con un intervento di clownterapia, è un po’ come se si creasse un “micro-mondo” del quale fanno parte il bambino, la sua famiglia e gli operatori sanitari: cerchiamo sempre di coinvolgere tutti. E allora, nascono momenti felici, tipo: il bambino inizia a ridere, il babbo e la mamma fanno un video e l’infermiere diventa il regista che dice ‘ciak si gira’, mentre noi ne combiniamo di tutti i colori”.
Sono momenti leggeri e luminosi come le bolle di sapone che il dottor Questo soffia in giro per l’ospedale. Eppure carichi di valore:
“Non si tratta, sempre e solo di far ridere i bambini: a volte l’obiettivo può essere smettere di farli piangere, far passare la paura prima di un prelievo o di una medicazione, farli arrivare un po’ più sereni a un intervento chirurgico”, racconta il nostro.
In tanti anni di attività appassionata, e grazie a una formazione specifica dedicata a questo, Daniele ha imparato come si diluisce la tensione e quanto è importante farlo nei momenti giusti:
“Ad esempio, sappiamo che per far sopportare meglio un prelievo dobbiamo intervenire già da prima, per riuscire a creare un ‘tappeto di comunicazione’ e aiutare il bambino ad attraversare quel ponte immaginario che lo aiuta a superare la difficoltà del momento”.
I clown ospedalieri lavorano in coppia, e se è necessario in dei momenti anche da soli. Inciampano, si rialzano e portano il loro brio e i loro nasi rossi dove serve, in tutti i reparti. Spesso ad attivarli è proprio il personale sanitario del Meyer, che richiede il loro intervento per aiutare i piccoli pazienti che si trovano ad affrontare momenti impegnativi.
A disposizione, il Dottor Questo e i suoi colleghi hanno una farmacia speciale: palline che spariscono per magia quando arrivano nelle mani dei bimbi increduli, le note allegre (oppure un po’ scordate) dell’ukulele, uno scarpone maldestro che strappa una risata, una rana pupazzo di nome Patacca. Un umorismo esperto, capace di fare il solletico ai bambini.
Il fine è sempre uno: “prendere” i bimbi alle prese con un percorso di cura, e portarli in un’altra dimensione.
“Spesso lo facciamo attraverso i genitori: se loro per primi scoppiano a ridere, nella stanza sale il livello di energia positiva, il bambino è più disteso, e allora la missione è compiuta ed è il momento, per noi, di uscire. Magari sbattendo contro la porta, ed ascoltandoli ridere mentre ci allontaniamo”.