Erica Bencini è una ginecologa pediatrica e al Meyer guida l’ambulatorio che si occupa proprio di questa specialità.

Quando ha cominciato a lavorarci, l’ospedale era ancora “l’ospedalino”, nella vecchia sede di via Luca Giordano a Firenze: Erica lo ha visto crescere e anche lei ha partecipato al processo di trasformazione che ha reso il Meyer quello che è oggi.

“Me lo ricordo ancora – riavvolge il nastro – quando la struttura era ancora un cantiere e facevamo i sopralluoghi per organizzare gli spazi dove poi avremmo allestito il servizio”.

Poco dopo la partenza entusiasta del nuovissimo ambulatorio di Ginecologia pediatrica, però, a Erica è capitato addosso uno di quei fatti che cambia tutti gli altri: una delle sue tre figlie si è gravemente ammalata e ha avuto bisogno di due anni di cure impegnative, che per fortuna l’hanno traghettata fuori dalla malattia.

“In un attimo sono passata dall’altra parte: da dottore, mi sono ritrovata paziente e questo è stato uno spartiacque nella mia vita, anche lavorativa – ricorda – Da quel momento sono cambiate tutte le priorità e anche il mio modo di fare il medico: ho imparato l’importanza di mettersi a completa disposizione delle pazienti, ascoltando con apertura, prima ancora di pensare alle diagnosi e alle cure. Per me quello che conta, adesso, è quello che lascio alle mie pazienti e alle loro famiglie”.

Eccola qui, oggi: un sorriso gentile e la voce mite, la mano sempre pronta ad appoggiarsi sulla spalla delle bambine e delle ragazze che accoglie nel suo ambulatorio, giorno dopo giorno.

Lei, che da piccola voleva fare la pediatra, dopo una lunga esperienza in sala parto negli anni dell’università, ha capito che il suo sogno era un altro: pediatria sì, ma unita alla ginecologia, per prendersi cura delle bambine e delle ragazze.

Ogni giorno ne visita molte, in tandem con gli specialisti endocrinologi, perché molte questioni ginecologiche sono trasversali a queste specialità.

E, finita la parte ambulatoriale, dopo le visite e le ecografie passa nei reparti per le consulenze:

“È il bello del nostro Meyer – racconta  – Si lavora in team multidisciplinari, tutti insieme, intorno alla bambina: siamo noi ad andare dai pazienti, ognuno con la propria specializzazione, per inquadrare al meglio”.

La sua giornata però si completa con un altro aspetto che le sta molto a cuore:

“Una parte importante del mio lavoro è dedicata  alla presa in carico delle pazienti che dovranno  conservare la loro fertilità, prima di essere sottoposte a terapie che la possono danneggiare; si tratta di un percorso non semplice ed affiancare loro e le loro famiglie con delicatezza è fondamentale”.

Perché  vuol dire guardare al futuro, proteggere la salute riproduttiva delle piccole pazienti nel momento acuto della malattia, aiutandole a proiettarsi oltre.

Anche questo è curare, anche questo è accudire.

Raccontandolo, Erica riassume il suo lavoro con una consapevolezza felice, che porta al suo lavoro il valore aggiunto che dà il cuore:

“Mi rendo conto che sono proprio fortunata, perché mi occupo esattamente di quello che avrei voluto”.

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