Claudio è una di quelle persone che, al Meyer, giocano un ruolo importante nel far sentire i piccoli a casa anche durante il ricovero.
È il responsabile della Ludobiblio dell’ospedale: questo vuol dire che, ogni giorno, si occupa di questo posto un po’ magico dove il gioco e le storie rendono il tempo più fluido.

“Qui, d’intesa con la direzione scientifica della Ludobiblio, ogni settimana organizziamo laboratori per i bambini e gli adolescenti. Spesso si parte da una lettura condivisa –  un racconto, una poesia, una filastrocca – e ci si costruisce intorno un’attività”.

La Ludobiblio è organizzata con giochi e spazi per tutte le età, con un piano interamente dedicato ai libri, ed è aperta sette giorni su sette. Segue i ritmi della cura dei bambini e prova ad accompagnarli giorno per giorno nel loro percorso.
Lo fa in punta di piedi:

“L’attenzione di noi educatori in ospedale è quella di farli sentire il più possibile liberi, assecondando i loro tempi, che nel momento dell’ospedalizzazione sono molto particolari – racconta Claudio – Spesso, ad esempio, la Ludobiblio diventa il posto in cui i figli ritrovano il momento del gioco con i genitori: in quei casi ci facciamo da parte, non interveniamo direttamente, aspettiamo un loro invito per partecipare”.

La pandemia, anche qui, ha cambiato un po’ le cose:

“Abbiamo dovuto reinterpretare alcune attività, ma abbiamo fatto il possibile per garantire una continuità ai bambini e ai loro familiari anche nei momenti più difficili. Si sono create modalità di relazione nuove. Ad esempio, in questo periodo storico, in cui solo un genitore ha accesso in ospedale, si instaurano relazioni molto forti con la coppia figlio-genitore ricoverato: si è creata una bolla, che il gioco e le narrazioni ci hanno aiutato a tenere leggera”.

Accanto alla Ludobiblio, sempre sotto la guida dei suoi educatori, si spalanca un altro mondo ancora: è l’Ortogiardino, un’area esterna coltivata e attrezzata con una serra e uno strumentario agricolo di tutto rispetto.

“Quest’ambiente è una opportunità molto apprezzata dai bambini e dai ragazzi che transitano dalla Ludo.  Qui, attraverso la cura delle piante, sperimentano tanti aspetti: la normalità di tornare a sporcarsi le mani, i cicli delle stagioni, i profumi della natura. Ma anche la pazienza, la costanza e l’attesa, tratti che caratterizzano anche il loro percorso di cura”.

Ecco che allora un pomodoro che fino a ieri era un fiore diventa metafora del tempo al Meyer, e ricordo da tenere con sé quando questo finisce e si torna a casa.
Claudio ha un sorriso accogliente e che rassicura. Dentro ci sono tanti anni trascorsi al servizio dei più piccoli e dopo qualche minuto insieme a lui diventa facile immaginarlo mentre racconta una storia o si cala in un gioco.
Custodisce parole e disegni di moltissimi bambini: ogni anno da questo grande regno colorato ne passano a centinaia. Ognuno ha la sua storia, il suo percorso di cura, i suoi bisogni:

“Per noi è sempre emozionante, e ci dà una carica incredibile, ricevere letterine, dai bambini o dalle loro famiglie, che ci testimoniano che la Ludobiblio è rimasta nel loro ricordo e che ha contribuito a far sembrare l’ospedale un po’ meno ospedale”.

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