Pensare che da piccola voleva fare la pittrice. E invece. Paola Romagnani dirige l’unità di Nefrologia e Dialisi del Meyer dal 2010, è ordinario per la stessa disciplina dell’Università di Firenze ed è tra le più affermate ricercatrici internazionali, con oltre 250 pubblicazioni all’attivo.

Ogni giorno si divide in modo paritario tra queste due anime del suo stare nella scienza: la mattina a fianco dei piccoli e giovani pazienti del Meyer, il pomeriggio in laboratorio a portare avanti la ricerca.

“Diciamo che la mia è una motivazione circolare: da una parte dedico molto tempo all’attività clinica, e ho così modo di osservare i risultati di quello che studio, dei progressi della medicina nei piccoli pazienti, in malattie che prima erano incurabili. Dall’altra, proprio grazie al contatto con loro, trovo quotidianamente spunto per mettere a fuoco i bisogni di ricerca, i nodi da indagare, i filoni da approfondire”.

Quanto sia prezioso questo cerchio – e fondamentale il compasso che i medici come Paola manovrano quotidianamente – ce lo dicono gli oltre 3mila pazienti che ogni anno transitano al Meyer per problemi renali.

Ci sono i bimbi in dialisi, altri con malattie rare di interesse nefrologico, altri ancora con sindromi, malformazioni e patologie acute o croniche. Per tutti loro c’è bisogno di una grande squadra che oltre ad un’assistenza 7 giorni su 7 garantisca futuro e prospettive di cura.
Ecco allora che, negli anni, questa grande dottoressa ha sviluppato linee di ricerca che le hanno portato prestigiosi riconoscimenti e grandi conquiste nel campo della nefrologia pediatrica internazionale.

Ha, ad esempio, ricevuto ben tre grant ERC, la più importante forma di finanziamento a livello europeo:

“Grazie all’ultimo ricevuto – racconta – insieme alla mia unità di ricerca ci stiamo dedicando a un progetto che punta a capire perché moltissime malattie renali hanno una frequenza diversa negli uomini e nelle donne. La ragione è ad oggi sconosciuta e ciò ostacola in molti casi lo sviluppo di terapie appropriate che tengano conto delle differenze di genere. Crediamo di aver capito perché questo accade e abbiamo proposto all’ERC un progetto di ricerca finalizzato a verificare la nostra ipotesi”.

La nostra professoressa aveva già vinto uno starting grant nel 2008 e un consolidator grant nel 2015, finanziamenti sempre finalizzati allo sviluppo di cure per combattere le malattie renali, che le hanno permesso, tra l’altro, di creare il Laboratorio di Nefrologia presso il Meyer, una struttura che coinvolge oltre 25 ricercatori ed è dotata di strumentazione d’avanguardia.

Oggi il Centro diretto dalla professoressa occupa un’area di oltre 300 metri quadri, recentemente rinnovata ed è tra i pochi a livello internazionale a lavorare con le tecniche più avanzate di diagnosi genetica e molecolare tramite sequenziamenti esomici del DNA. Di più, la Nefrologia del Meyer comprende al suo interno anche un centro di Malattie renali immunomediate, diretto dal professor Augusto Vaglio.

“Portando avanti la ricerca sui pazienti pediatrici – spiega la professoressa Romagnani – lavoriamo intrinsecamente anche per l’adulto, perché molte malattie renali insorgono proprio durante l’infanzia, anche se esplodono in età adulta e sono uno dei principali rischi di mortalità per malattie cardiovascolari che conosciamo. Solo per alcune malattie renali ci sono delle terapie efficaci, ma quando sono già ad uno stadio avanzato diventa necessario intervenire con la dialisi. Questo è uno dei motivi per cui la ricerca sulla nefrologia pediatrica è di fondamentale importanza”.

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