Alessandra ha 33 anni e dallo scorso dicembre lavora al Meyer. Precisamente, nel Family Center dell’ospedale, la nuova struttura dedicata all’accoglienza dei bambini e delle loro famiglie. A lei, e al team accoglienza di cui fa parte, spetta l’importante compito di dare avvio al percorso di chi arriva al Meyer per un ricovero programmato.

Nelle bellissime stanze di questo centro le famiglie vengono accolte prima dell’ingresso in reparto, trovando tutte le prime informazioni sui servizi che potranno essere utili alla loro permanenza, come ad esempio la scuola oppure la psicologia ospedaliera.

Alessandra, ogni giorno, accompagna i genitori e i loro bambini dal Family ai diversi reparti di destinazione:

“Io li incontro al nostro bancone e poi li porto dentro l’ospedale: qui vengono affidati al personale del reparto dove i bimbi sono accolti dal personale sanitario”.

È un lavoro dalle molte soddisfazioni, racconta Alessandra con un po’ di timidezza e un orgoglio affettuoso che affiora in filigrana:

“Incontro tante belle persone e guidarle dentro l’ospedale mi piace tantissimo”, confida.

Sarà per questo che non le pesano nemmeno le distanze che copre ogni giorno: il Meyer è molto grande e, con un contapassi al polso, a fine giornata si va molto lontano. “Mi tengo in forma!”, dice ridendo.

Quello di lavorare al Meyer, per Alessandra, è un piccolo sogno realizzato. Da piccola era stata ricoverata anche lei, qui, e ora ci torna con la missione di aiutare a sua volta chi arriva in ospedale per essere curato.
Alessandra se lo è conquistato, questo sogno. Per tappe: prima ha vinto un concorso – grazie allo studio e ad un grande impegno personale – poi ha affrontato, mappa alla mano, qualche mese di orientamento su e giù per il Meyer e, finalmente, l’assunzione.

“Quando sono arrivata la mattina per firmare il contratto a tempo indeterminato ero inizialmente molto tesa, poi mi sono emozionata e ho pianto tantissimo!”

È stata una data spartiacque, per Alessandra: adesso ha il suo ruolo in ospedale e un compito preciso che ha a che fare con gli altri e con il farli sentire accolti nel momento in cui comincia il loro percorso lì.

Il lavoro di Alessandra e del team del Family Center è prezioso come lo sono le lancette di una bussola: grazie a loro le famiglie si orientano e possono accantonare, almeno, quel senso di smarrimento che si accompagna sempre all’ingresso in un ospedale. Vengono prese, simbolicamente, per mano e questo accade in un ambiente che sa di casa, con i divani, la televisione, un’area giochi per ingannare l’attesa.

Nello stesso edificio trovano mediatori culturali, assistenti sociali e tutti gli altri uffici che possono semplificare il cammino.

Da quella bella struttura a forma di pagoda, insomma, si può uscire un pochino più leggeri di come ci si è entrati.
E questo succede grazie al lavoro di tutte quelle persone –  come Alessandra – che ogni giorno al Meyer fanno il possibile per rendere migliore l’esperienza di cura dei bambini e delle loro famiglie.

 

“Incontro tante belle persone
e guidarle dentro l’ospedale mi piace tantissimo”

 

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