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Un caffè con Sandro Sartor

Un caffè con Sandro Sartor

23 Agosto 2016

Per UN CAFFE’ CON………. Incontriamo oggi il Dottor Sandro Sartor, Amministratore Delegato dell’azienda vinicola toscana Ruffino. Sartor ci accoglie nel cuore produttivo dell’azienda a Pontassieve e ci parla di Miadi con grande partecipazione e consapevolezza, data dall’aver scelto di essere tra i sostenitori del progetto già per il secondo anno consecutivo.

- Riconfermare la scelta di MiaDi è un passo importante. Senza dubbio una scelta ancor più cosciente.

Sì. Partirei dalla scelta del primo anno. Avevamo da tempo l’idea di far qualcosa per il Meyer, tanto che avevamo già preso contatti con l‘ospedale fiorentino. Ma ci piaceva poter fare questo qualcosa attraverso un progetto specifico. Quando ci è stato presentato MiaDi ho proprio sentito di incontrare quel che stavo cercando.

Era una iniziativa specifica, erano persone specifiche. Si univa la dimensione Meyer, con una dimensione particolare, quella di due famiglie che avevano voglia di restituire parte di quello ricevuto. Che poi è un po’ anche il nostro spirito, quello di restituire al nostro territorio una parte della fortuna che questo stesso territorio ci dona, consentendoci di produrre un vino che poi riusciamo a vendere in tutto il mondo. Il progetto era affine pertanto alle nostre esigenze, e di poi, dietro al progetto abbiamo conosciuto due persone strepitose come Tiziano e Francesco. La scelta del secondo anno è stata una naturale conseguenza, data dalla bellezza nel lavorare insieme.

- Lei non ha origini fiorentine, ma aveva avuto comunque modo già di conoscere la realtà del Meyer?

Tralasciando il fatto che il nome del Meyer ha un’altissima risonanza in tutta Italia, e quindi già lo conoscevo per “sentito dire”, nel momento in cui sono venuto a vivere a Firenze, sono stato a visitarlo, proprio quando, come azienda, volevamo iniziare una collaborazione con l’ospedale. Sono stato lì, ho visto questa meravigliosa realtà. Ho ascoltato la storia della sua nascita, quindi la sua storia anche antica. Entrando al Meyer capisci, fin da subito, che tipo di atmosfera e ambiente è stato creato proprio per fare di un luogo di cura, una casa a misura di bambino. Io, che solitamente presto anche molta attenzione a quelli che sono gli aspetti architettonici, sono rimasto estasiato da come hanno giocato con la luce, da come hanno utilizzato la luce in modo non casuale, ma proprio come strumento per cambiare l’atmosfera, per mutare il sentire, il percepire all’interno dell’ambiente. Pur avendo tutta la tecnologia di un ospedale, non ne ha certo le caratteristiche.

- Ruffino è stata la location in cui si è svolto lo scorso 11 marzo l’aperitivo in cui è stato presentato il progetto di MiaDi 2016: quello di aiutare la crescita del reparto di neuro ortopedia all’interno del Meyer. Una serata d’eccezione, alla presenza del Dottor Lampasi, del Professor Donzelli e del Dottor Zanobini. Ruffino, quindi, davvero in prima linea in questa rete collaborativa tra imprenditoria e Meyer.

MiaDi ha un’impostazione che è assolutamente in linea anche con il nostro sentire come azienda.  Il fatto che questa iniziativa non sia una fondazione a parte ma diretta nei confronti del Meyer, dà un respiro, una bellezza ulteriore. Ed è uno dei motivi per cui piace molto alle aziende. Credo sia bello considerare che collaborando insieme, o comunque conoscendosi, le varie realtà imprenditoriali, al di là delle opportunità lavorative, possano essere di stimolo reciproco, nel senso della più assoluta ispirazione. Partecipare a queste iniziative può aiutare anche chi si sta approcciando per la prima volta con questo tipo di responsabilità sociale. Addirittura per un dipendente, sapere che la propria azienda è attiva su certi campi, consente di vedere quella stessa azienda sotto un punto di vista diverso, riconoscendole un’etica di comportamento tale da rendertene orgoglioso.

MiaDi, nelle persone di Tiziano e Francesco, è per noi della Ruffino, e sono certo per altre imprese, fonte di grande ispirazione. Due ragazzi che portano avanti con dedizione e passione un progetto tanto ambizioso. C’è l’umiltà nel porsi, associata ad una grande professionalità. Questo non può che fungere da esempio per tutti noi che tutto sommato, in confronto, compiamo solo piccoli passi. Anche da imprenditore, assistere ad un lavoro condotto con così grande entusiasmo e verità, non può che essere giornalmente uno stimolo sempre nuovo.