Il loro è un lavoro trasversale: seguono i genitori dei piccoli prematuri ricoverati nella Terapia Intensiva Neonatale, così come i pazienti teenager, passando per tutte le età di mezzo. Vivono l’intero ospedale, nessun reparto escluso, perché la malattia pediatrica, di qualsiasi entità, può rendere indispensabile l’intervento di una psicologa. E allora succede di incontrarle nei corridoi del Meyer con il loro camice colorato e il sorriso sempre gentile. Oppure capita di sentirle scherzare con i loro pazienti, con una complicità rara, magari subito dopo un colloquio intenso.

 

Spesso veniamo chiamate per interventi tempestivi nelle degenze, e il nostro compito è capire cosa possiamo fare in quel poco tempo.

Parallelamente Francesca e le sue colleghe lavorano a fianco dei bambini e dei ragazzi con malattie croniche, come la fibrosi cistica o il diabete: in quei casi il lavoro si svolge nel tempo, con colloqui ripetuti e una presenza costante al loro fianco. Attivate dai medici, prestano servizio anche nei reparti di Rianimazione e in tutte quelle situazioni di urgenza nelle quali occorre il sostegno di una psicologa. Sono presenti a fianco dei piccoli con malattie oncologiche fin dalla diagnosi, ogni volta che questo è possibile:

 

Cerchiamo, sempre, di essere presenti durante la comunicazione della malattia. Quello per le famiglie è un momento di shock assoluto, quello di uno scenario che si apre: è importante allora che possano inquadrare da subito l’équipe che le seguirà, al completo.

Già, perché al Meyer il lavoro è di squadra. Le psicologhe collaborano molto tra di loro e strettamente con i medici e le assistenti sociali. Fanno rete:

Abbiamo riunioni periodiche di team e aggiornamenti quotidiani sui singoli casi. Una volta al mese, poi, incontriamo uno psicoterapeuta esterno che “supervisiona” che le relazioni terapeutiche che abbiamo creato vadano nella giusta direzione.

Per Francesca, ogni giorno è quello giusto per rendersi conto una volta di più della forza immensa dei genitori:

 

Quando le famiglie si trovano ad affrontare un dolore come quello della malattia di un figlio, attivano delle risorse  psicologiche impensabili, che poi rimangono. Per noi è uno stupore quotidiano constatare di che forza sono capaci.

Il mestiere di Francesca e della sua squadra tocca corde dell’anima molto profonde, le scuote, lascia il segno ogni giorno. Ma c’è una grande consapevolezza che le accompagna e nutre la passione per il loro lavoro:

 

Quando le persone ti consentono di stargli accanto, senti in molte occasioni che ricevi più di quello che dai.

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